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"Questo libro ha alle spalle una storia che da sola merita attenzione e considerazione. Fra il 1975 e il 1979 Vladimir Papernyj lavorò a una tesi di dottorato presso l'Istituto Statale di Storia dell'Architettura di Mosca, nell'ambito del Dipartimento di Problemi Sociologici dell'Architettura Sovietica. L'Unione Sovietica brezneviana non accettò il suo elaborato sull'evoluzione delle tendenze che l'architettura socialista aveva sviluppato fra la nascita del Paese, dopo la Rivoluzione d'ottobre, e il rivolgimento staliniano degli anni Trenta e Quaranta. Troppo originale nel metodo, troppo provocatorio nella teorizzazione, troppo distante dal grigiore apatico che, in quegli anni, doveva caratterizzare ogni prodotto dell'arte e della cultura. Nel 1981 l'autore emigrò negli Stati Uniti e soltanto là, quattro anni più tardi, la sua dissertazione vide la luce in forma di libro, in lingua russa, per i tipi della casa editrice Ardis. Storica istituzione fondata dagli studiosi Cari ed Ellendea Proffer, specializzata nella pubblicazione di testi di letteratura e saggistica russa che l'URSS ritenesse non raccomandati e di cui non fosse opportuna la diffusione. A Los Angeles Papernyj, dopo avere insegnato Cultura russa alla University of Southern California, si concentro sull'attività di designer aprendo uno studio che riscosse riconoscimenti e stima universali, continuando a collaborare con istituzioni culturali e testate giornalistiche. Dopo il crollo del regime sovietico, nel 1996, la prestigiosa casa editrice NLO di Mosca ristampò il volume in terra patria, apportando debite correzioni e integrazioni. Nel 2002 la Cambridge University Press lo pubblicò in traduzione inglese col titolo: Architecture in theAge of Stalin. Culture Two. L'edizione italiana di oggi colma finalmente una grave lacuna nel nostro Paese e rende il dovuto omaggio a un testo fondamentale per chiunque si occupi di storia culturale sovietica. Non soltanto architettonica..." (Gian Piero Pirett)